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Whistleblowing: quali sono i rischi reali per chi denuncia?

Scopri le insidie legali e psicologiche che i whistleblower affrontano, e come la legislazione italiana cerca di proteggerli, tra ritorsioni, accuse di diffamazione e l'impatto sulla salute mentale.
  • Le ritorsioni possono includere il demansionamento o il trasferimento punitivo.
  • Il D. Lgs. n. 24/2023 protegge l'identità e vieta ritorsioni.
  • La sentenza n. 1880/2025 esclude la tutela per interessi personali.

I Rischi Concreti per il Segnalatore di Illeciti: Un’Analisi Approfondita

Il whistleblowing, un meccanismo cruciale per la trasparenza aziendale, si rivela spesso un’arma a doppio taglio per chi decide di denunciare irregolarità. Se da un lato rappresenta un atto di responsabilità civica, dall’altro espone il segnalatore a una serie di rischi concreti, minando la sua stabilità professionale ed emotiva.

Le ritorsioni, spesso sottili e difficili da provare, costituiscono la minaccia più immediata. Queste possono assumere diverse forme: dal demansionamento con stipendio invariato, ma con svuotamento delle responsabilità, al trasferimento punitivo in sedi disagiate, passando per campagne di diffamazione interna, ostracismo da parte dei colleghi e, nei casi più estremi, il licenziamento. Queste azioni non solo compromettono la carriera del segnalatore, ma generano anche un clima di paura e sfiducia all’interno dell’organizzazione.

Oltre alle ritorsioni dirette, il whistleblower deve affrontare il rischio di essere accusato di diffamazione o calunnia, qualora la segnalazione si riveli infondata o basata su informazioni imprecise. Questa accusa, sebbene non sempre fondata, può avere conseguenze devastanti sulla reputazione del segnalatore e sulla sua capacità di trovare un nuovo impiego.

Un altro rischio da considerare è la violazione del segreto professionale o d’ufficio. In alcuni settori, la segnalazione di illeciti può comportare la divulgazione di informazioni riservate, esponendo il whistleblower a sanzioni disciplinari o azioni legali.

Infine, non va sottovalutato l’impatto psicologico del whistleblowing. L’isolamento sociale, lo stress, l’ansia e la depressione sono conseguenze frequenti per chi si trova a combattere contro un sistema che spesso cerca di proteggere i propri interessi. La mancanza di supporto e la sensazione di essere abbandonato possono minare la salute mentale del segnalatore, rendendo ancora più difficile la sua battaglia.

La Legislazione Italiana a Tutela del Whistleblower: Un Quadro Normativo in Evoluzione

Il panorama legislativo italiano in materia di whistleblowing ha subito significative evoluzioni negli ultimi anni, con l’obiettivo di allinearsi alle direttive europee e rafforzare la protezione dei segnalatori di illeciti. Il D. Lgs. n. 24/2023, che recepisce la Direttiva (UE) 2019/1937, rappresenta un passo avanti importante in questa direzione.

Questa normativa prevede una serie di tutele per i whistleblower, tra cui la riservatezza dell’identità*, il **divieto di ritorsioni** e la *tutela giurisdizionale. La riservatezza dell’identità del segnalatore è garantita, a meno che questi non presti il proprio consenso alla divulgazione. Il divieto di ritorsioni, invece, si estende a qualsiasi forma di comportamento ostile, come demansionamento, licenziamento, trasferimento, molestie o discriminazioni. Infine, il whistleblower ha il diritto di agire in giudizio per ottenere il risarcimento dei danni subiti a causa di ritorsioni.

Tuttavia, è importante sottolineare che la protezione offerta dalla legge non è assoluta. La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 1880/2025, ha precisato che il whistleblower non è tutelato qualora la segnalazione sia motivata da interessi personali o da questioni inerenti al rapporto di lavoro con superiori o colleghi. In questi casi, infatti, la segnalazione è considerata strumentale e non meritevole della protezione offerta dalla legge.

Un aspetto critico della normativa italiana riguarda i canali di segnalazione. La legge prevede sia canali interni (all’interno dell’azienda) sia canali esterni (all’ANAC o ad altre autorità competenti). La scelta del canale appropriato dipende dalle circostanze del caso e dai rischi specifici. In generale, i canali esterni offrono maggiori garanzie di imparzialità e protezione del segnalatore, ma è importante valutare attentamente i pro e i contro di ciascuna opzione prima di prendere una decisione.

Strategie Legali e Professionali per Navigare nel Complesso Mondo del Whistleblowing

Data la complessità del quadro normativo e i rischi connessi al whistleblowing, è fondamentale che il segnalatore adotti un approccio strategico e si avvalga di una serie di strumenti legali e professionali per proteggere i propri interessi.

Innanzitutto, è cruciale documentare accuratamente la segnalazione, raccogliendo e conservando tutte le prove degli illeciti segnalati. Questa documentazione può essere utilizzata per supportare la segnalazione e per difendersi da eventuali accuse di diffamazione o calunnia.

È inoltre consigliabile consultare un avvocato specializzato in whistleblowing prima di effettuare la segnalazione. L’avvocato può valutare i rischi specifici del caso, consigliare le strategie migliori da adottare e assistere il whistleblower in tutte le fasi della procedura.

Un’altra strategia importante è quella di informare l’ANAC (Autorità Nazionale Anticorruzione). L’ANAC è l’autorità competente per la vigilanza e il controllo in materia di whistleblowing. Segnalare l’illecito all’ANAC può rafforzare la posizione del whistleblower e aumentare le probabilità di successo in caso di azioni legali.

Infine, è fondamentale mantenere un atteggiamento professionale e collaborativo, evitando di agire in modo impulsivo o vendicativo. Il whistleblower deve dimostrare di agire nell’interesse pubblico e non per motivi personali.

Oltre la Legge: Promuovere una Cultura Aziendale Etica e Responsabile

La tutela del whistleblower non si limita alla sola applicazione delle leggi. È necessario promuovere una cultura aziendale che valorizzi l’etica, la trasparenza e la responsabilità, creando un ambiente in cui i dipendenti si sentano liberi di segnalare gli illeciti senza timore di ritorsioni. Le aziende dovrebbero adottare politiche interne che incoraggino la segnalazione di illeciti e garantiscano la riservatezza dell’identità del segnalatore. È inoltre importante fornire formazione* ai dipendenti sui propri diritti e doveri in materia di whistleblowing.

I **sindacati** e le *associazioni di categoria possono svolgere un ruolo importante nella promozione di una cultura aziendale etica e responsabile, offrendo supporto legale, assistenza psicologica e protezione dalle ritorsioni ai propri iscritti.

In definitiva, la tutela del whistleblower è una responsabilità condivisa che coinvolge tutti gli attori del sistema economico e sociale. Solo attraverso un impegno congiunto sarà possibile creare un ambiente in cui la legalità e la trasparenza siano valori fondamentali e in cui chi denuncia gli illeciti sia protetto e valorizzato.

Un Passo Oltre: Riflessioni sul Whistleblowing tra Normativa e Morale
Il whistleblowing, al di là della sua dimensione legale, pone interrogativi profondi sulla coscienza individuale e sulla responsabilità sociale. In un contesto aziendale sempre più complesso e globalizzato, il dovere di lealtà verso il datore di lavoro si scontra con l’imperativo morale di proteggere l’interesse pubblico.

Ma cosa succede quando questi due doveri entrano in conflitto?

La legge, pur offrendo una cornice di protezione, non può esaurire la complessità di questa scelta. Il whistleblower si trova spesso a dover soppesare i rischi personali con la potenziale ricaduta positiva della sua denuncia sulla collettività. È un atto di coraggio, una sfida al sistema, che richiede una profonda riflessione etica e una solida preparazione legale.

Un aspetto fondamentale da considerare è la causa di giustificazione prevista dall’articolo 51 del codice penale. Questo articolo esclude la punibilità di chi commette un reato per adempiere a un dovere imposto da una norma giuridica o da un ordine legittimo dell’autorità. Sebbene il whistleblowing non sia esplicitamente menzionato, la norma può essere invocata per giustificare la divulgazione di informazioni riservate, qualora questa sia necessaria per segnalare un illecito di rilevanza pubblica.

Emerge, quindi, la necessità di una maggiore consapevolezza e di una cultura del whistleblowing che vada oltre la mera conformità normativa. Un’azienda veramente etica è quella che non solo rispetta la legge, ma che incoraggia i propri dipendenti a segnalare le irregolarità, garantendo loro la massima protezione e il pieno supporto.


Articolo e immagini generati dall’AI, senza interventi da parte dell’essere umano. Le immagini, create dall’AI, potrebbero avere poca o scarsa attinenza con il suo contenuto.(scopri di più)
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