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Violenza domestica: come le aziende possono fare la differenza

Un'analisi approfondita su come le aziende possono supportare le vittime di violenza domestica, con esempi di best practices internazionali e strumenti legali a disposizione.
  • 1.404.000 donne hanno subito molestie o ricatti sul lavoro.
  • 8,9% delle lavoratrici ha subito molestie nella vita professionale.
  • Oltre 425.000 casi di molestie nel triennio precedente il 2016.

Violenza domestica e ripercussioni sul mondo del lavoro

La violenza domestica, un problema sociale radicato e pervasivo, trascende le mura domestiche per infiltrarsi prepotentemente nel tessuto lavorativo, compromettendo il benessere dei dipendenti e la produttività aziendale. Contrariamente a una visione limitata che confina il dibattito pubblico alle sole misure legislative, come il DDL Femminicidio, è essenziale riconoscere e valorizzare il ruolo determinante che le aziende possono e devono assumersi nella prevenzione e nel contrasto di questo fenomeno. Questa indagine si propone di esplorare le best practices internazionali e le strategie aziendali più efficaci per supportare le vittime, combattere la violenza e promuovere un ambiente di lavoro che si distingua per sicurezza e rispetto reciproco.

Le statistiche, purtroppo, confermano la gravità della situazione: un numero allarmante di donne subisce molestie e ricatti sul luogo di lavoro, un chiaro segnale che la violenza di genere non conosce confini. I dati ISTAT rivelano che 1.404.000 donne hanno affrontato molestie fisiche o ricatti sessuali durante la loro vita professionale, rappresentando l’8,9% delle lavoratrici attuali o passate. Nel triennio precedente il 2016, si sono registrati oltre 425.000 casi, pari al 2,7%. Tuttavia, queste cifre rappresentano solo la punta dell’iceberg, poiché molte vittime, sopraffatte da paura, vergogna o sfiducia nelle istituzioni, scelgono di non denunciare. Le conseguenze per chi subisce violenza domestica sono devastanti: stress cronico, ansia debilitante, depressione profonda, perdita di autostima, difficoltà di concentrazione e, nei casi più gravi, seri problemi di salute fisica e mentale. Tutto ciò si traduce in un aumento dell’assenteismo, una diminuzione della produttività e difficoltà a mantenere il posto di lavoro. Anche le aziende subiscono contraccolpi negativi, con un clima lavorativo teso e insicuro, danni alla reputazione e costi elevati legati all’assenteismo e alla riduzione della produttività.

Modelli internazionali di successo: le best practices

Di fronte a questa sfida, molte aziende a livello globale hanno implementato programmi efficaci per prevenire e contrastare la violenza domestica. Negli Stati Uniti* e in *Europa, alcune realtà offrono supporto psicologico specializzato, congedi dedicati alle vittime, assistenza legale gratuita, alloggi sicuri e programmi di formazione mirati a sensibilizzare i dipendenti sul tema della violenza domestica.

Un esempio virtuoso è rappresentato dalle partnership tra aziende e centri antiviolenza locali, che forniscono supporto specializzato alle dipendenti che ne hanno bisogno. Altre aziende investono in corsi di formazione per manager e colleghi, al fine di riconoscere i segnali di violenza e offrire un sostegno adeguato. Un approccio innovativo consiste nella creazione di figure di “ambasciatori” o “sentinelle” all’interno dell’azienda, persone appositamente formate per intercettare situazioni di difficoltà e indirizzare le vittime verso i servizi di supporto più appropriati.

Il panorama italiano: politiche aziendali e ruolo dei sindacati

In Italia, la consapevolezza del ruolo delle aziende nella prevenzione della violenza domestica è in crescita, sebbene a ritmi ancora troppo lenti. Alcune grandi aziende hanno iniziato a implementare politiche specifiche, come la creazione di sportelli di ascolto, la formazione del personale, l’offerta di supporto psicologico e legale, e la concessione di congedi retribuiti per le vittime. Generali Italia, ad esempio, ha introdotto una sezione dedicata alle vittime di violenza domestica all’interno del contratto integrativo aziendale.

L’iniziativa “Dal silenzio all’azione”, promossa da Valore D* in collaborazione con *Fondazione Una Nessuna Centomila, fornisce alle aziende strumenti efficaci e concreti per tutelare e supportare le dipendenti vittime di violenza. Questa policy si basa sull’approccio ISSA* (Informare, Svelare, Sostenere, Amplificare), che prevede:

Informare i dipendenti e diffondere la consapevolezza sul tema della violenza di genere.
Svelare, aiutando a riconoscere i segni di violenza e mettendo a disposizione strumenti di supporto.
Sostenere, fornendo risorse specifiche, come assistenza psicologica e legale, per accompagnare le vittime nel percorso di uscita dalla violenza.
* Amplificare, creando una rete interaziendale e di collaborazioni con istituzioni e centri antiviolenza per un impatto più ampio.

Tuttavia, la strada da percorrere è ancora lunga, soprattutto per le piccole e medie imprese (PMI), che spesso non dispongono delle risorse o delle competenze necessarie per implementare politiche efficaci. In questo contesto, i sindacati possono svolgere un ruolo fondamentale nel supportare le vittime e nel promuovere politiche aziendali più efficaci, negoziando con le aziende l’inserimento di clausole specifiche nei contratti collettivi di lavoro che prevedano misure di protezione per le vittime, come il diritto a un trasferimento, a un congedo retribuito o a un supporto psicologico e legale.

Strumenti legali e cambiamento culturale: la ricetta per il successo

Le aziende hanno a disposizione diversi strumenti legali per tutelare i propri dipendenti e promuovere un ambiente di lavoro sicuro. La Convenzione di Istanbul, ratificata dall’Italia con la legge n. 77 del 2013, ha dato il via a una serie di interventi volti a istituire una strategia integrata per combattere la violenza di genere. Il Codice Rosso (L. 69/2019) ha rafforzato le tutele processuali delle vittime, introdotto nuovi reati e aumentato le pene per maltrattamenti, atti persecutori e violenza sessuale. La L. 168/2023 ha potenziato le misure di prevenzione e cautelari a tutela delle vittime di violenza domestica. La Convenzione OIL 190/2019, ratificata dall’Italia con L. 4/2021, promuove una politica di “tolleranza zero” nei confronti della violenza e delle molestie nei luoghi di lavoro.

Le aziende possono adottare un codice di condotta che vieti qualsiasi forma di violenza o molestia, implementare un sistema di segnalazione anonima, collaborare con le forze dell’ordine e utilizzare il potere disciplinare per sanzionare i responsabili. La Direttiva UE 2024/1385 prevede misure specifiche per i luoghi di lavoro, come il divieto per l’autore del reato di entrare nel luogo di lavoro della vittima e servizi di consulenza per vittime e datori di lavoro. È fondamentale che le aziende si avvalgano della consulenza di esperti legali per implementare politiche e procedure conformi alla normativa vigente.

Tuttavia, le politiche aziendali e gli strumenti legali, pur essendo indispensabili, non sono sufficienti. Per contrastare efficacemente la violenza domestica, è necessario un cambiamento culturale profondo, che promuova la consapevolezza, il rispetto e la parità di genere sul luogo di lavoro. Le aziende possono organizzare corsi di formazione e sensibilizzazione per i propri dipendenti, promuovere campagne di comunicazione interna, sostenere iniziative a favore della parità di genere e creare un ambiente di lavoro inclusivo e rispettoso delle diversità. Un elemento chiave è la leadership: i manager devono essere i primi a dare l’esempio, promuovendo una cultura del rispetto e intervenendo tempestivamente in caso di comportamenti inappropriati.

Verso un futuro più sicuro: la responsabilità condivisa

La violenza domestica è un problema complesso che richiede un approccio integrato, che coinvolga le istituzioni, le aziende, i sindacati e la società civile nel suo complesso. Le aziende hanno un ruolo cruciale da svolgere nella prevenzione e nel contrasto di questo fenomeno, offrendo supporto alle vittime, promuovendo un ambiente di lavoro sicuro e rispettoso e contribuendo a un cambiamento culturale profondo. È tempo che le aziende si assumano la propria responsabilità sociale e si impegnino concretamente nella lotta contro la violenza domestica, per costruire un futuro più giusto e sicuro per tutti. La sfida è quella di trasformare i luoghi di lavoro in spazi sicuri e accoglienti, dove le vittime di violenza possano trovare supporto e aiuto per ricostruire la propria vita.

Amici, è cruciale comprendere come il diritto possa supportare concretamente le vittime di violenza domestica. Una nozione legale di base ma fondamentale è quella dell’ordine di protezione: un provvedimento che il giudice può emettere per allontanare l’aggressore dalla casa familiare e dai luoghi frequentati dalla vittima, come il luogo di lavoro. Ma c’è di più: a livello avanzato, la responsabilità sociale d’impresa (CSR) può essere un potente strumento. Le aziende, adottando politiche interne che promuovano la parità di genere, la formazione sulla violenza domestica e il supporto alle vittime, possono non solo tutelare i propri dipendenti, ma anche contribuire attivamente a un cambiamento culturale più ampio.

Riflettiamo insieme: ogni piccolo gesto, ogni politica aziendale, ogni intervento sindacale può fare la differenza. Siamo tutti chiamati a fare la nostra parte per costruire una società più giusta e sicura, dove la violenza domestica non trovi spazio né nel privato né nel mondo del lavoro.


Articolo e immagini generati dall’AI, senza interventi da parte dell’essere umano. Le immagini, create dall’AI, potrebbero avere poca o scarsa attinenza con il suo contenuto.(scopri di più)
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