E-Mail: [email protected]
- La Cassazione impone che i contratti part-time includano l'indicazione di orari di lavoro.
- La decisione è basata sugli articoli 36 e 38 della Costituzione italiana.
- Le Corti di merito hanno fissato risarcimenti tra il 5% e il 30% della retribuzione lorda per modifiche non comunicate.
L’ordinanza della Corte di Cassazione n. 11333/2024, emessa il 29 aprile scorso, ha introdotto una significativa modifica nella gestione dei contratti part-time organizzati in turni. Secondo questa decisione, è obbligatorio indicare nel contratto la durata della prestazione lavorativa e la collocazione temporale dell’orario di lavoro rispetto al giorno, alla settimana, al mese e all’anno.
Il caso sottoposto all’attenzione dei giudici riguardava un’impresa che rinviava la specifica indicazione dei turni a una comunicazione annuale. La Cassazione ha richiamato i principi stabiliti dalla Corte Costituzionale nella sentenza n. 210/1992, affermando che una diversa interpretazione dell’organizzazione del lavoro a turni part-time confliggerebbe con l’articolo 36 della Costituzione, rendendo impossibile per il lavoratore programmare altre occupazioni per percepire una retribuzione complessiva sufficiente a garantire un’esistenza libera e dignitosa.
Inoltre, tale interpretazione confliggerebbe con l’articolo 38 della Costituzione, poiché l’impossibilità di reperire una nuova occupazione danneggerebbe la posizione pensionistica del lavoratore. L’ordinanza apre uno scenario di incertezza per i rapporti di lavoro già in essere, richiedendo ai giudici di trovare un equilibrio tra le esigenze dei lavoratori e quelle delle imprese.
Implicazioni per le Aziende e i Lavoratori
Questa decisione ha un impatto significativo su numerosi settori, a partire dal retail fino al turismo e al terziario. In passato, la legge permetteva ai datori di lavoro di non indicare gli orari nei contratti individuali, concedendo la periodica assegnazione dei turni. Ora, invece, questi dovranno essere indicati chiaramente nel contratto di assunzione.
Il lavoratore potrà ricorrere al giudice nel caso in cui il contratto non rispecchiasse la nuova normativa. Una diversa interpretazione, secondo i giudici della Cassazione, violerebbe gli articoli 36 e 38 della Costituzione. La decisione della Cassazione “smonta” un altro pezzo del Jobs Act, dopo le modifiche alle tutele crescenti.
In caso di modifica dell’orario, il lavoratore può pretendere, oltre alla retribuzione ordinaria, una somma a titolo di risarcimento del danno subito. Le Corti di merito hanno fissato il risarcimento in percentuali variabili, dal 5% al 30% della retribuzione lorda, a seconda dei casi. Secondo le Corti, il danno per il lavoratore è in re ipsa, cioè non soggetto a onere probatorio.
Dettagli sulla Decisione della Cassazione
La Cassazione ha stabilito che i contratti di lavoro part-time devono contenere chiare indicazioni sugli orari di lavoro che il dipendente dovrà svolgere. La ratio alla base della decisione è di permettere ai lavoratori di organizzare il resto della giornata per disporre di tempo libero o dedicarsi a un’altra attività lavorativa part-time, realizzando una retribuzione totale sufficiente a garantire un’esistenza dignitosa.
La legge garantiva ai datori di lavoro la possibilità di non indicare gli orari nei contratti individuali, permettendo il rinvio dell’indicazione ad atti esterni come la periodica assegnazione dei turni. Tuttavia, i supremi giudici hanno puntualizzato che questa informazione è essenziale e va specificata nel contratto di assunzione.
La Cassazione ha ricordato che, secondo il Jobs Act (art. 10, comma 2 del Dlgs 81/2015), quando nel contratto di lavoro part-time manca una precisa indicazione della collocazione dei turni di lavoro, deve provvedere il giudice. Una differente interpretazione confliggerebbe con gli articoli 36 e 38 della Costituzione.
La magistratura si è già mossa su questo fronte, con la sezione lavoro della Corte d’Appello di Milano che ha garantito una maggiorazione sulla busta paga pari al 5% (sentenze n. 1115/2019 e n. 763/2023), mentre il Tribunale di Milano, sezione lavoro, ha stabilito maggiorazioni del 10% e 12% (sentenze n. 3184/2023 e n. 1041/2023).
Il Ruolo del Datore di Lavoro
Chi decide l’orario di lavoro nel contratto part-time? Secondo l’ordinanza 11333/2024, il datore di lavoro ha l’obbligo di indicare in anticipo, nel contratto di lavoro, la precisa indicazione dell’orario che il dipendente dovrà osservare. Questo è necessario per consentire una migliore organizzazione del tempo di lavoro e del tempo libero nella vita quotidiana.
La Cassazione ha affermato che una diversa interpretazione sarebbe incostituzionale perché in contrasto con l’articolo 36 della Costituzione. L’imposizione unilaterale dell’orario di lavoro non consente al dipendente di programmare altre occupazioni per percepire una retribuzione complessiva sufficiente a garantire un’esistenza libera e dignitosa. Inoltre, sarebbe in contrasto con l’articolo 38 della Costituzione, poiché l’impossibilità di reperire una nuova occupazione danneggerebbe la posizione pensionistica del lavoratore.
La pronuncia della Cassazione pone fine a un’interpretazione ritenuta legittima, che consentiva al datore di rinviare a uno schema di turni, purché comunicati con congruo anticipo. La definizione dell’orario di lavoro part-time legittimo richiede che sia immediatamente indicata l’articolazione dell’attività in turni richiesta al lavoratore, per consentire una migliore organizzazione del tempo di lavoro e del tempo libero.
Bullet Executive Summary
In conclusione, l’ordinanza della Cassazione n. 11333/2024 rappresenta un passo significativo verso la tutela dei diritti dei lavoratori part-time, imponendo l’obbligo per i datori di lavoro di indicare chiaramente gli orari di lavoro nei contratti. Questa decisione mira a garantire una maggiore prevedibilità e stabilità per i lavoratori, permettendo loro di organizzare meglio il proprio tempo libero e di perseguire altre opportunità lavorative.
*Nozione base di legale correlata: Secondo l’articolo 36 della Costituzione italiana, ogni lavoratore ha diritto a una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa.
Nozione di legale avanzata:* L’articolo 38 della Costituzione italiana stabilisce che ogni cittadino inabile al lavoro e sprovvisto dei mezzi necessari per vivere ha diritto al mantenimento e all’assistenza sociale. I lavoratori hanno diritto che siano preveduti ed assicurati mezzi adeguati alle loro esigenze di vita in caso di infortunio, malattia, invalidità e vecchiaia, disoccupazione involontaria.
Questa ordinanza della Cassazione stimola una riflessione personale sul bilanciamento tra le esigenze organizzative delle aziende e i diritti fondamentali dei lavoratori, sottolineando l’importanza di una regolamentazione chiara e trasparente per garantire un ambiente di lavoro equo e dignitoso.