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- Protocollo firmato il 25 febbraio 2025 presso la Casa Circondariale di Cuneo, coinvolgendo quattro istituti penali.
- La Fondazione Industriali guida il progetto con 23 soci fondatori, promuovendo la responsabilità d'impresa.
- Coinvolte oltre 100 persone in indagini per reati all'interno delle carceri, evidenziando la necessità di interventi congiunti.
- Progetto mirato a valorizzare le competenze dei detenuti, con una call alle aziende manifatturiere per esternalizzare funzioni produttive.
Un Protocollo d’Intesa Storico per l’Occupazione dei Detenuti
Nel pomeriggio del 25 febbraio 2025, presso la Casa Circondariale di Cuneo, è stato firmato un protocollo d’intesa di rilevanza storica, volto a promuovere l’occupazione delle persone detenute e in esecuzione penale esterna. Questo accordo coinvolge i quattro istituti penali della provincia di Cuneo: Cuneo, Alba, Saluzzo e Fossano. L’iniziativa è stata accolta con entusiasmo da parte delle autorità locali e delle organizzazioni coinvolte, segnando un passo significativo verso l’integrazione sociale e lavorativa dei detenuti.
La Fondazione Industriali, un ente del terzo settore costituito da 23 soci fondatori, ha assunto un ruolo centrale in questo progetto. La presidente Giuliana Cirio ha sottolineato l’importanza della responsabilità d’impresa, evidenziando come le scelte degli imprenditori possano avere un impatto significativo sulla società. Questo protocollo rappresenta un esempio concreto di collaborazione tra settore pubblico e privato, con l’obiettivo di offrire ai detenuti opportunità di lavoro che possano contribuire alla loro riabilitazione e reintegrazione nella società.
Il Ruolo delle Forze dell’Ordine e del Sistema Penitenziario
La firma del protocollo è stata preceduta da perquisizioni condotte dai carabinieri del Comando provinciale di Torino e dal Nucleo Investigativo regionale della Polizia Penitenziaria. Queste operazioni, coordinate dalla Procura, hanno coinvolto oltre cento persone indagate per traffico di stupefacenti e altri reati all’interno degli istituti carcerari. Questo contesto ha reso ancora più significativa la sottoscrizione dell’accordo, dimostrando la necessità di un intervento congiunto per affrontare le sfide legate alla criminalità e alla riabilitazione dei detenuti.
Il protocollo prevede che il personale delle case di reclusione svolga un ruolo cruciale nella selezione dei detenuti da inserire nei percorsi lavorativi. Come sottolineato da Mario Antonio Galati, provveditore regionale dell’amministrazione penitenziaria, la selezione dovrà essere guidata da criteri rigorosi, privilegiando chi è in grado di trarre il massimo beneficio da questa opportunità. In questo modo, si mira a evitare sprechi di risorse e a garantire che ogni detenuto possa esprimere al meglio le proprie competenze.
La Sfida di Portare il Lavoro nelle Carceri
La Fondazione Industriali ha già avviato una serie di iniziative per portare il lavoro all’interno delle carceri. Durante una visita alla casa circondariale di Cuneo, gli imprenditori coinvolti nel progetto hanno avuto modo di valutare gli spazi disponibili per le attività produttive. Nonostante le limitazioni logistiche, la fondazione intende sfruttare al meglio le risorse a disposizione, avviando una call alle aziende manifatturiere per esternalizzare alcune funzioni produttive.
Giuliana Cirio ha anticipato i prossimi passi del progetto, che includono la mappatura delle competenze dei detenuti e l’individuazione di coloro che possono uscire dalle carceri per lavorare. L’obiettivo è quello di rispettare le esperienze lavorative pregresse dei detenuti, consentendo loro di continuare a esercitare le proprie professioni una volta reintegrati nella società. Questo approccio mira a valorizzare la dignità del singolo, promuovendo la capitalizzazione delle competenze acquisite nel tempo.

Conclusione: Un Nuovo Inizio per l’Integrazione Sociale
Il protocollo d’intesa firmato a Cuneo rappresenta un esempio virtuoso di come la collaborazione tra pubblico e privato possa generare opportunità concrete per l’integrazione sociale dei detenuti. Questo progetto non solo offre una seconda possibilità a chi ha commesso errori, ma contribuisce anche a costruire una società più inclusiva e giusta. Attraverso il lavoro, i detenuti possono riacquistare dignità e autodeterminazione, preparandosi a un futuro migliore.
In ambito legale, un concetto fondamentale correlato a questo tema è quello della rieducazione del condannato, principio sancito dall’articolo 27 della Costituzione italiana. La pena, infatti, non deve avere solo una funzione punitiva, ma deve mirare alla riabilitazione e al reinserimento sociale del detenuto. Questo protocollo d’intesa si inserisce perfettamente in questa prospettiva, offrendo strumenti concreti per il raggiungimento di tale obiettivo.
Un aspetto legale più avanzato riguarda il lavoro penitenziario, regolato dalla legge n. 354 del 1975. Questo strumento giuridico prevede che i detenuti possano svolgere attività lavorative sia all’interno che all’esterno degli istituti penitenziari, contribuendo al loro mantenimento e favorendo il loro reinserimento sociale. La sfida, in questo contesto, è quella di garantire che tali opportunità siano accessibili a tutti i detenuti, indipendentemente dalla loro situazione personale e giudiziaria.
Riflettendo su questi aspetti, emerge l’importanza di un approccio integrato e multidisciplinare per affrontare le sfide legate alla giustizia e alla riabilitazione. Solo attraverso la collaborazione tra istituzioni, imprese e società civile è possibile costruire un sistema penale più equo e inclusivo, capace di offrire reali opportunità di riscatto a chi ha commesso errori.