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- Condanna definitiva a 7 anni e 6 mesi per N. Z., confermata dalla Suprema Corte di Cassazione.
- Il sicario ha sventato il piano omicida, collaborando con i carabinieri di Sarzana.
- Il piano prevedeva un incidente stradale simulato per eliminare la moglie e la suocera di N. Z.
L’8 giugno 2024, la Suprema Corte di Cassazione ha posto la parola fine a una vicenda giudiziaria che ha scosso la comunità di Tresana, in provincia di Massa-Carrara. N. Z., un uomo di 49 anni, è stato condannato a 7 anni e 6 mesi di carcere per aver assoldato un sicario con l’intento di uccidere la moglie e la suocera. La sentenza, che ha visto l’intervento dei carabinieri del nucleo radiomobile di Sarzana, è stata eseguita dopo un lungo iter giudiziario che ha coinvolto tre gradi di giudizio.
Il Piano Criminale e il Fallimento
N. Z., per motivi economici, aveva deciso di assumere un sicario in cambio di 30.000 euro. Il piano prevedeva che il sicario simulasse un incidente stradale, speronando l’auto delle due donne lungo una strada di montagna priva di guardrail, facendole così uscire di strada. Il giorno stabilito per il duplice delitto era fissato per il 13 dicembre 2021. Z. aveva procurato un alibi per trovarsi a Pistoia per lavoro, registrando i suoi spostamenti tramite il telepass e cenando in un locale insieme ad amici.
Il sicario, tuttavia, ha deciso di raccontare tutto ai carabinieri di Sarzana nel dicembre 2021, sventando così il piano criminale. Il 12 dicembre, il mandante aveva incontrato il sicario per consegnargli un acconto, ma è stato arrestato immediatamente dopo l’incontro.
Iter Giudiziario e Condanna
La vicenda giudiziaria ha avuto inizio con la condanna di N. Z. a 13 anni di reclusione da parte del Tribunale della Spezia il 23 marzo 2023. Successivamente, la Corte d’Appello di Genova ha ridotto la pena a 7 anni e 6 mesi nel febbraio 2024. La sentenza è stata confermata dalla Suprema Corte di Cassazione, rendendola eseguibile. Oltre alla pena detentiva, N. Z. è stato interdetto perpetuamente dai pubblici uffici, ha subito l’interdizione legale durante la pena e la sospensione della potestà genitoriale.
Dopo l’arresto iniziale, N. Z. è rimasto in carcere fino a febbraio 2024, quando ha ottenuto gli arresti domiciliari presso la casa materna ad Aulla, con l’obbligo di indossare un braccialetto elettronico. Con la conclusione dell’iter giudiziario, le porte del carcere della Spezia si sono nuovamente aperte per lui, dove rimarrà fino all’11 giugno 2029.
Dettagli dell’Indagine
L’indagine, condotta dai carabinieri del nucleo radiomobile di Sarzana in concerto con il pubblico ministero Elisa Loris, ha rivelato dettagli agghiaccianti. N. Z. aveva fornito al sicario foto delle due donne, indicazioni sull’abitazione e le targhe delle auto utilizzate. Inoltre, aveva accompagnato il sicario in un sopralluogo per mostrargli dove colpire e come eludere il sistema di videosorveglianza comunale.
Il piano prevedeva che il sicario speronasse l’auto delle due donne mentre accompagnavano i bambini a scuola, facendole uscire di strada in un punto privo di guardrail. Tuttavia, grazie alla collaborazione del sicario con le forze dell’ordine, il piano è stato sventato e N. Z. è stato arrestato prima che potesse mettere in atto il suo intento criminale.
Bullet Executive Summary
La vicenda di N. Z. rappresenta un caso emblematico di come la giustizia possa prevalere grazie alla collaborazione tra cittadini e forze dell’ordine. La condanna a 7 anni e 6 mesi di reclusione, insieme alle interdizioni e sospensioni imposte, sottolinea la gravità del reato e l’importanza di un sistema giudiziario efficiente.
Nozione base di legale: In Italia, il reato di omicidio premeditato è punito con pene severe, che possono arrivare fino all’ergastolo. La premeditazione, in particolare, aggrava la pena poiché dimostra la volontà deliberata di commettere il crimine.
Nozione avanzata di legale: La collaborazione con le forze dell’ordine, come nel caso del sicario che ha deciso di denunciare il mandante, può portare a una riduzione della pena per il collaboratore. Questo principio è noto come “collaborazione con la giustizia” e viene applicato per incentivare la denuncia di reati gravi, contribuendo così alla sicurezza pubblica.
In conclusione, questa vicenda ci ricorda l’importanza della giustizia e della collaborazione tra cittadini e istituzioni per prevenire e punire i crimini. La storia di N. Z. è un monito per tutti noi sulla necessità di vigilare e agire contro le ingiustizie, per costruire una società più sicura e giusta.