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- Adesione superiore al 90% tra i penalisti di Cagliari alla protesta contro il pacchetto sicurezza.
- Nuove norme prevedono pene più severe e custodia cautelare anche per reati minori.
- Manifestazione nazionale il 5 novembre a Roma per sollecitare modifiche costituzionali.
Nelle giornate del 4, 5 e 6 novembre, la Camera Penale di Cagliari “Aldo Marongiu” ha astensione_.html”>aderito all’astensione dalle udienze e da ogni attività giudiziaria nel settore penale, proclamata dall’Unione delle Camere Penali Italiane. Questa iniziativa ha visto una partecipazione superiore al 90% tra i penalisti del capoluogo sardo, un dato che sottolinea la forte adesione alla protesta. La decisione di scioperare è stata motivata dalla necessità di opporsi al cosiddetto “pacchetto sicurezza”, un insieme di norme che, secondo i penalisti, presenta profili di incostituzionalità e ricadute negative sul trattamento penitenziario. Durante un convegno tenutosi il 15 ottobre a Cagliari, sono stati evidenziati i rischi di un approccio securitario e populista, caratterizzato da un rigore punitivo sproporzionato nei confronti dei fenomeni devianti meno gravi e dei soggetti più deboli.
Il controverso “pacchetto sicurezza”
Il “pacchetto sicurezza” è stato oggetto di critiche per la sua matrice autoritaria e illiberale, che si discosta da un programma di riforma della giustizia in senso liberale. Le nuove disposizioni, come il reato di lesioni lievi o lievissime ad agenti di polizia, introducono pene più severe, consentendo la custodia cautelare in carcere durante le indagini e l’eventuale processo. Inoltre, la possibilità di arresto nelle 48 ore successive a una manifestazione pubblica, basata su video o fotografie, rappresenta un ulteriore passo verso una concezione autoritaria dei rapporti tra Stato e cittadini. Queste misure, insieme al rafforzamento delle sanzioni per reati di violenza o resistenza a pubblico ufficiale, pongono seri dubbi sulla loro legittimità costituzionale.
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- Equilibrio tra sicurezza e libertà: un dilemma profondo... 🤔...
La risposta degli avvocati del Foro di Lecce
Anche gli avvocati del Foro di Lecce hanno deciso di incrociare le braccia per tre giorni, unendosi alla protesta nazionale contro il “pacchetto sicurezza”. L’associazione locale “Francesco Salvi” ha aderito all’astensione promossa dall’Unione delle Camere Penali, con l’intento di sensibilizzare l’opinione pubblica sui rischi di un disegno di legge che introduce una scala valoriale iniqua e viola i principi di ragionevolezza, eguaglianza e proporzionalità. La manifestazione nazionale, prevista per il 5 novembre a Roma, mira a sollecitare il Parlamento a modificare le norme del pacchetto in senso conforme alla Costituzione e ai principi del diritto penale liberale.
Un futuro incerto per il sistema penale
La protesta dei penalisti italiani contro il “pacchetto sicurezza” solleva importanti interrogativi sul futuro del sistema penale del paese. Le nuove norme, se approvate, potrebbero incidere irreversibilmente sulla tenuta democratica del sistema, riportando indietro le lancette del tempo verso un’epoca di rapporti autoritari tra Stato e cittadini. La parola passerà inevitabilmente agli avvocati difensori e alla giurisdizione, ordinaria e costituzionale, che avranno il compito di riportare nei binari della Costituzione un codice penale che rischia di perdere il suo volto umano.
In ambito legale, è fondamentale comprendere il principio di proporzionalità, che richiede che le pene siano commisurate alla gravità del reato. Questo principio è essenziale per garantire un sistema giuridico equo e giusto. Un’altra nozione avanzata è quella del diritto penale liberale, che si basa sulla protezione dei diritti individuali e sulla limitazione del potere punitivo dello Stato. Riflettendo su questi concetti, possiamo chiederci quale sia il giusto equilibrio tra sicurezza e libertà, e come il nostro sistema giuridico possa evolvere per rispondere alle sfide contemporanee senza sacrificare i principi fondamentali della democrazia e della giustizia.