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- La Cassazione ha dichiarato inammissibili i ricorsi, rendendo irrevocabile la sentenza di assoluzione in appello per abuso d'ufficio e lesioni gravi.
- In primo grado, Foti era stato condannato a quattro anni, ma la sentenza di appello ha ribaltato il verdetto.
- La Corte ha sottolineato l'assenza di una legge scientifica di copertura per spiegare la relazione eziologica tra la terapia e le psicopatologie della paziente.
La Corte di Cassazione ha depositato le motivazioni della sentenza che ha rigettato il ricorso della Procura generale di Bologna, confermando l’assoluzione di Claudio Foti da tutti i reati nell’inchiesta sui presunti affidi illeciti in Val d’Enza, Reggio Emilia. La notizia è stata accolta con soddisfazione dal difensore dello psicoterapeuta, l’avvocato Luca Bauccio, che ha dichiarato: «Senza ombra di dubbio, la Corte ha seppellito il cosiddetto Metodo Bibbiano, che aveva portato all’incriminazione di Claudio Foti sulla base di consulenze tecniche prive di scientificità.»
La sentenza della Cassazione, datata 10 aprile, ha dichiarato inammissibili i ricorsi, rendendo irrevocabile la sentenza di assoluzione in appello dai reati di abuso d’ufficio, per non aver commesso il fatto, e di lesioni gravi, perché il fatto non sussiste. In primo grado, Foti era stato condannato a quattro anni con rito abbreviato, ma la sentenza di appello ha ribaltato il verdetto.
Le Motivazioni della Corte
Nelle motivazioni della sentenza, la Corte di Cassazione ha smontato il ricorso della Procura generale di Bologna, firmato dalla pm Valentina Salvi, impegnata nel processo con rito ordinario a carico di 17 persone a Reggio Emilia. La Corte ha evidenziato una trama ricostruttiva lacunosa e ha censurato l’impianto accusatorio, decretando l’assoluzione di Foti.
In particolare, la Corte ha sottolineato l’assenza di una legge scientifica di copertura che potesse spiegare la relazione eziologica tra la terapia somministrata da Foti e le psicopatologie riscontrate a carico della paziente. La sentenza della Corte d’Appello di Bologna aveva già ricordato l’esigenza di ricostruire l’efficienza causale di un fenomeno solo se esiste una legge di copertura scientifica che possa spiegare la relazione eziologica, facendo funzionare il procedimento di eliminazione mentale.
Il Metodo Foti e le Accuse di Lesioni
Le accuse mosse a Foti riguardavano l’esistenza del cosiddetto “Metodo Foti”, che secondo l’accusa avrebbe provocato un disturbo borderline di personalità in una sua paziente. Tuttavia, la difesa di Foti, rappresentata dall’avvocato Luca Bauccio, ha dimostrato che non esiste alcuna legge scientifica che possa stabilire un nesso causale tra la terapia somministrata e le patologie riscontrate.
La Corte ha rilevato che le patologie in questione, secondo la letteratura scientifica, si formano nei primi anni di vita e si manifestano poi nell’adolescenza e nell’età adulta. La giovane paziente aveva già palesato un fortissimo disagio psichico prima della somministrazione della terapia. Inoltre, l’assenza di un percorso generalizzante di accertamento scientifico del nesso eziologico ha portato la Corte territoriale a escludere la configurabilità di un rapporto di derivazione causale tra gli interventi psicoterapici e il quadro clinico della giovane.
Il Processo alla Scienza e la Montatura Politica
Secondo l’avvocato Bauccio, il processo a Claudio Foti è stato un processo alla scienza e una montatura politica fondata sulla manipolazione e la speculazione. «Claudio Foti non ha inventato il Metodo Foti, il Metodo Bibbiano è stato inventato per trovare colpevoli, streghe e stregoni tra persone innocenti che cercavano di proteggere bambini in gravi difficoltà, spesso abusati, trascurati e traumatizzati,» ha dichiarato Bauccio.
La sentenza della Corte di Cassazione ha ricordato i limiti del ragionamento giuridico e ha sottolineato che, senza una legge di copertura scientifica, non è possibile stabilire un nesso di causa tra i fenomeni. La mancanza di una legge di copertura rende insensato indagare fenomeni in correlazione, poiché l’indagine rischia di invadere indebitamente ambiti professionali e scientifici.
Bullet Executive Summary
La sentenza della Corte di Cassazione ha definitivamente chiuso il caso contro Claudio Foti, evidenziando l’assenza di una base scientifica per le accuse mosse contro di lui. Questo caso ha sollevato importanti questioni sul ruolo della scienza nei processi legali e sui limiti del ragionamento giuridico. La vicenda Bibbiano ha dimostrato come la mancanza di rigore scientifico possa portare a gravi errori giudiziari e ha messo in luce la necessità di un approccio più rigoroso e basato su evidenze scientifiche nei processi legali.
In conclusione, il caso Bibbiano ci ricorda l’importanza di basare le accuse su prove concrete e scientificamente valide. La giustizia deve essere fondata su fatti e non su supposizioni o manipolazioni politiche. La sentenza della Corte di Cassazione rappresenta un importante passo avanti verso una giustizia più equa e basata sulla scienza.