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- Il processo si riaprirà il 17 ottobre davanti alla Corte d’Assise d’Appello di Reggio Calabria.
- La Cassazione ha annullato parzialmente la sentenza all’ergastolo per valutare le attenuanti generiche legate allo stress da Covid.
- Se concesse, le attenuanti potrebbero ridurre la condanna di Antonio De Pace da ergastolo a 30 anni di reclusione.
Il processo per il femminicidio di Lorena Quaranta, uccisa il 31 marzo 2020 dal compagno Antonio De Pace, si riaprirà il 17 ottobre prossimo davanti alla Corte d’Assise d’Appello di Reggio Calabria. La decisione segue l’annullamento parziale con rinvio della sentenza all’ergastolo emessa dai giudici di secondo grado di Messina, disposto dalla Cassazione a luglio. La Suprema Corte ha dichiarato irrevocabile la responsabilità penale dell’imputato, ma ha richiesto una nuova valutazione riguardo alla mancata concessione delle attenuanti generiche per “stress da Covid”.
La Corte d’assise d’appello di Messina, secondo la Cassazione, non ha verificato se “la contingente difficoltà di porre rimedio” allo stato d’angoscia dell’imputato a causa del Covid “costituisca un fattore incidente sulla misura della responsabilità penale”. La concessione delle attenuanti generiche potrebbe ridurre la condanna di De Pace da ergastolo a 30 anni di reclusione.
Il Contesto del Crimine
Lorena Quaranta, una laureanda in Medicina originaria di Favara, in provincia di Agrigento, è stata strangolata dal compagno Antonio De Pace nell’appartamento che condividevano a Furci Siculo, lungo la zona ionica del Messinese. De Pace, un infermiere di 34 anni originario di Dasà in provincia di Vibo Valentia, ha commesso il delitto durante il primo lockdown imposto dalla pandemia di Covid-19.
La famiglia di Lorena ha vissuto anni di sofferenza e peregrinazioni nelle aule giudiziarie, cercando giustizia per la figlia. La decisione della Cassazione di annullare parzialmente la sentenza ha provocato un turbinio di reazioni, soprattutto tra i familiari della vittima, che ritengono che il “disagio” dell’ex genero non abbia nulla a che vedere con il Covid. Secondo il padre di Lorena, l’omicidio sarebbe maturato in un contesto di forti tensioni dovute all’insofferenza di De Pace nel vedere “spiccare il volo” alla fidanzata.
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Le Motivazioni della Cassazione
La Cassazione ha criticato il ragionamento della Corte di Assise di Appello di Messina, definendolo “affetto, sul piano sia razionale che, soprattutto, dell’esegesi delle emergenze istruttorie, da plurime falle”. La Suprema Corte ha sottolineato che non è stata adeguatamente verificata e motivata la possibilità che lo stato di angoscia dovuto alla pandemia abbia potuto incidere sulla responsabilità di De Pace.
Secondo la Cassazione, i giudici di merito non hanno compiutamente verificato se “la specificità del contesto” potesse ascriversi all’imputato di non avere “efficacemente tentato di contrastare” lo stato di angoscia del quale era preda. La Corte ha evidenziato che il ragionamento della Corte di Assise di Appello si connota per “aporie e contraddizioni tutt’altro che marginali”.
Le Posizioni Contrapposte
Gli avvocati Giuseppe Barba e Concetta La Torre, che rappresentano rispettivamente i familiari di Lorena e l’associazione “Al tuo fianco”, sostengono che i giudici della Corte di Appello di Assise di Messina siano stati molto chiari nel rigettare le attenuanti. Secondo i legali, la peculiare situazione psicologica dell’imputato non giustifica un trattamento di particolare favore nei confronti di De Pace.
I giudici di secondo grado avevano scritto che “l’azione delittuosa posta in essere dal De Pace, causativa del più grave tra i danni che si possono provocare (la perdita di una vita umana), si connota per un esorbitante livello di disvalore”. La Corte aveva inoltre sottolineato che “le modalità della condotta” delineano “una allarmante determinazione e pervicacia dell’imputato” che non può essere messa in correlazione con uno stato d’ansia dovuto alla pandemia.
Bullet Executive Summary
In conclusione, il caso del femminicidio di Lorena Quaranta rappresenta un esempio emblematico delle complessità e delle sfide del sistema giudiziario moderno. La decisione della Cassazione di riaprire il processo per valutare le attenuanti generiche solleva importanti questioni riguardo all’influenza delle circostanze esterne, come la pandemia di Covid-19, sulla responsabilità penale. È essenziale che la giustizia consideri tutti gli aspetti, mantenendo un equilibrio tra comprensione umana e rigore legale.
Dal punto di vista legale, una nozione base correlata al tema è il concetto di attenuanti generiche, che possono ridurre la pena se sussistono circostanze particolari che diminuiscono la gravità del reato. Una nozione avanzata è quella di stato d’angoscia come possibile attenuante, che richiede una valutazione approfondita delle condizioni psicologiche dell’imputato al momento del crimine.
Riflettendo su questo caso, emerge la necessità di un sistema giudiziario che sappia bilanciare giustizia e umanità, riconoscendo le complessità della condizione umana senza perdere di vista la gravità dei crimini commessi.
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- Sito ufficiale della Corte d'Appello di Reggio Calabria, dove si terrà il nuovo processo per il femminicidio di Lorena Quaranta
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