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- La Corte di Cassazione ha chiuso il caso Eni-Nigeria con la sentenza n. 22920, assolvendo i vertici di Eni.
- La Procura di Milano aveva accusato Eni di una tangente di 1,092 miliardi di euro per il giacimento Opl 245.
- Il valore del giacimento Opl 245 è pari a 1,208 miliardi di euro secondo il bilancio 2023 di Eni.
La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 22920, ha messo la parola fine alla vicenda giudiziaria che ha coinvolto Eni e la Nigeria. La Procura di Milano aveva accusato i vertici di Eni di presunta corruzione internazionale per una tangente di 1.092 miliardi di euro, legata alla concessione del giacimento petrolifero Opl 245 in Nigeria. Il caso ha coinvolto 13 imputati, tra cui l’amministratore delegato di Eni, Claudio Descalzi, e il suo predecessore, Paolo Scaroni, che sono stati assolti in primo grado con la formula “perché il fatto non sussiste”. La Corte d’Appello ha confermato la sentenza di primo grado, escludendo la responsabilità per illecito amministrativo di Eni e Royal Dutch Shell, come previsto dal Dlgs 231/2001.
La Corte territoriale ha rigettato il ricorso della Nigeria, che chiedeva un risarcimento di oltre un miliardo di euro. L’ambasciatore della Nigeria in Italia ha rinunciato alla richiesta di risarcimento, chiedendo l’estinzione del procedimento. I difensori di Descalzi e Scaroni hanno chiesto alla Suprema Corte di dichiarare l’estinzione del rapporto processuale, richiesta che è stata accolta dalla Cassazione.
Legittimità della revoca della costituzione di parte civile
La Cassazione ha confermato la regolarità della procura speciale per la revoca della costituzione di parte civile, presentata dall’ambasciatore della Nigeria in Italia. L’ambasciatore è legittimato a rappresentare lo Stato nei giudizi relativi a rapporti privatistici, come il risarcimento dei danni da fatto illecito, senza bisogno di un atto autorizzativo particolare. La Suprema Corte ha precisato che la revoca della costituzione di parte civile non può comportare l’annullamento della condanna pronunciata dalla Corte d’Appello al pagamento delle spese processuali, dovute all’amministrazione della giustizia.
Arbitrato in Nigeria: una tregua temporanea
L’arbitrato tra Eni e il governo nigeriano, avviato per recuperare il valore dell’investimento nel giacimento Opl 245, è stato messo in pausa fino ad agosto 2024. Eni ha chiesto che il permesso esplorativo venga trasformato in una licenza di produzione. Questo è il terzo rinvio dell’arbitrato avviato da Eni presso l’Icsid, la Banca Mondiale per le controversie sugli affari. Il valore del giacimento, secondo il bilancio 2023 di Eni, è pari a 1,208 miliardi di euro, sommando il valore iniziale di 888 milioni di euro pagati nel 2011 al governo nigeriano per l’acquisizione del 50% e i costi di ricerca e pre-sviluppo successivamente capitalizzati.
Riconoscimenti e prospettive future
Eni ha ricevuto il riconoscimento di Wood Mackenzie come “esploratore upstream più ammirato” per la quinta volta nell’annuale Exploration Survey. Questo riconoscimento è stato attribuito per gli sforzi recenti e le scoperte significative di Eni, che sono ottimi esempi delle tendenze attuali nell’industria energetica. Julie Wilson, direttore Subsurface Research di WoodMac, ha elogiato il direttore Exploration del gruppo, Aldo Napolitano, per il lavoro svolto.
Bullet Executive Summary
La chiusura del caso Eni-Nigeria rappresenta una pietra miliare nel panorama legale moderno, evidenziando l’importanza della legittimità delle procure speciali e della rappresentanza statale nei giudizi internazionali. La decisione della Cassazione di confermare la regolarità della revoca della costituzione di parte civile da parte dell’ambasciatore della Nigeria in Italia sottolinea la complessità e la rilevanza delle questioni legali internazionali.
In conclusione, il caso Eni-Nigeria offre una lezione importante sulla necessità di una rappresentanza legale adeguata e sulla complessità delle dispute internazionali. La nozione base di legale correlata a questo tema è il concetto di procura speciale, che permette a un rappresentante di agire in nome di un’entità statale senza bisogno di ulteriori autorizzazioni. Una nozione legale avanzata applicabile è il principio di compenetrazione organica, che consente a un ambasciatore di rappresentare lo Stato in giudizi relativi a rapporti privatistici, estendendo la sua autorità oltre il campo politico e pubblico.
Questa vicenda ci invita a riflettere sull’importanza della trasparenza e della legittimità nelle operazioni internazionali, nonché sulla necessità di una governance solida e responsabile nelle grandi aziende multinazionali.