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- Cassazione riconosce strategia stragista Cosa Nostra e 'Ndrangheta anni '90.
- Annullate condanne Graviano e Filippone per attentato del 18 gennaio 1994.
- Collaboratori di giustizia con “insanabili contraddizioni” nei racconti.
- Sentenze di merito con ricostruzioni di cinquant'anni di storia italiana.
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La Cassazione e la Strategia Stragista: Un Quadro Complesso
La Corte di Cassazione ha riconosciuto la sussistenza di una strategia stragista congiunta tra Cosa Nostra e ‘Ndrangheta nei primi anni ’90. Tuttavia, la Suprema Corte ha annullato con rinvio le condanne all’ergastolo per Giuseppe Graviano e Rocco Santo Filippone, accusati di essere i mandanti dell’attentato del 18 gennaio 1994 in cui persero la vita i carabinieri Antonino Fava e Vincenzo Garofalo. La decisione è stata presa a causa di lacune nelle prove specifiche a carico degli imputati, in particolare riguardo alle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia.
Nonostante l’annullamento delle condanne, la Cassazione ha confermato l’impianto accusatorio della Direzione Distrettuale Antimafia (DDA), sostenendo che le cosche calabresi hanno partecipato attivamente alle cosiddette “stragi continentali”. La Corte ha affermato che la causale degli omicidi e dei tentati omicidi è stata “adeguatamente individuata” nell’attuazione di una strategia del terrore volta a forzare lo Stato a negoziare in materia di benefici penitenziari e gestione dei collaboratori di giustizia.
Dettagli e Contraddizioni nelle Testimonianze
Il fulcro del dibattito si concentra sulle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia Antonino Lo Giudice e Consolato Villani. La Cassazione ha evidenziato “evidenti e, allo stato, insanabili contraddizioni” nei loro racconti, che la Corte d’Assise d’Appello di Reggio Calabria non avrebbe chiarito adeguatamente. In particolare, entrambi i collaboratori affermano di aver appreso le informazioni l’uno dall’altro, creando un “corto circuito” probatorio che ha minato la solidità dell’accusa nei confronti di Graviano e Filippone.
La Corte ha inoltre criticato l’eccessiva ridondanza delle motivazioni nelle sentenze di primo e secondo grado, definendole “caratterizzate dalla eccessività e ridondanza delle motivazioni, tali da offuscare le ragioni della decisione”. Secondo la Cassazione, le sentenze di merito si sono spinte troppo oltre nella ricostruzione di cinquant’anni di storia italiana, formulando “vaghe ipotesi” su relazioni tra criminalità organizzata, gruppi politici estremisti e “servizi deviati”, rischiando di attribuire a tali ipotesi una suggestione di verità processuale.

Il Ruolo della ‘Ndrangheta e le Reazioni
Nonostante l’annullamento delle condanne per Graviano e Filippone, la Cassazione ha ribadito che la ‘Ndrangheta ha partecipato attivamente alla strategia stragista, aderendo al piano di Cosa Nostra per piegare lo Stato. La Corte ha riconosciuto che gli attentati ai carabinieri rientrano a pieno titolo in questa strategia, confermando la ricostruzione dei rapporti e delle cointeressenze tra le due organizzazioni criminali.
La decisione della Cassazione ha suscitato reazioni contrastanti. L’avvocato Antonio Ingroia, legale di parte civile, ha parlato di “revisionismo giudiziario”, criticando la tendenza a estrapolare determinate vicende dal contesto storico e politico in cui sono maturate. Altri hanno sottolineato l’importanza di non ridimensionare la portata delle indagini e dei processi che hanno ricostruito fatti cruciali della storia italiana.
Riflessioni Conclusive: Verità Processuale e Memoria Storica
Il presente caso pone interrogativi significativi circa l’interconnessione tra verità processuale e memoria storica. Nonostante la Cassazione abbia riconosciuto l’apporto della ‘Ndrangheta alle azioni violente che caratterizzano una strategia stragista, essa ha enfatizzato la necessità di disporre di prove tangibili e inequivocabili affinché possano essere assegnate responsabilità specifiche agli individui coinvolti. Parallelamente, è stato sottolineato il rischio insito nella tendenza a trasformare i processi penali in reinterpretazioni storico-politiche alternative; questo fenomeno rischierebbe infatti di compromettere la ricerca della verità rispetto ai singoli incidenti occorsi.
L’intera vicenda giudiziaria relativa alle azioni deliberative messe in atto dalla Cosa Nostra unitamente alla ‘Ndrangheta rimarca l’assai intricato compito che implica accertare oggettivamente la realtà su quei momenti critici che hanno lasciato un segno indelebile sulla traiettoria storica dell’Italia contemporanea. Il percorso verso un’effettiva giustizia deve basarsi inevitabilmente su un’attenta valutazione degli elementi probatori ed empirici presentati: ciò deve congiungersi a una meditata considerazione del quadro socio-politico entro cui questi eventi si sono verificati. Soltanto così saremo capaci non solo di onorare la memoria delle vittime, ma anche di assicurare che situazioni analoghe siano definitivamente escluse dal nostro futuro.
Amici lettori, riflettiamo insieme su questo caso complesso. Dal punto di vista legale, una nozione base da tenere a mente è il principio del “ragionevole dubbio”: un imputato non può essere condannato se sussiste un dubbio ragionevole sulla sua colpevolezza. Una nozione più avanzata è quella del “concorso di persone nel reato”, che si applica quando più individui contribuiscono alla commissione di un reato, anche senza averlo materialmente compiuto. Nel caso in esame, la difficoltà sta nel provare il contributo specifico di Graviano e Filippone al mandato omicidiario.
Questo caso ci invita a una riflessione più ampia: come possiamo conciliare la necessità di accertare la verità processuale con l’esigenza di preservare la memoria storica? Come possiamo evitare che i processi penali diventino strumenti di revisionismo o negazionismo? La risposta non è semplice, ma è fondamentale per garantire che la giustizia sia davvero al servizio della verità e della memoria.
- Relazione semestrale della DIA che offre dettagli sulle attività antimafia.
- Antimafiaduemila riporta la notizia e approfondisce il tema della strategia stragista.
- Sito del Ministero dell'Interno, utile per approfondire le strategie di contrasto.
- Pagina di Wikipedia su Cosa Nostra, per comprendere la sua struttura.