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- La Corte di Cassazione ha confermato l'assoluzione di Marco Venturi, eliminando ogni accusa di responsabilità penale nel caso Benusiglio.
- Le motivazioni della sentenza, emesse l'8 maggio 2024, sottolineano l'assenza di prove concrete contro Venturi, ribadendo la natura suicidiaria dell'evento.
- Dopo una condanna iniziale a sei anni, la Corte d'Appello di Milano aveva già assolto Venturi, decisione ora confermata dalla Cassazione.
La vicenda giudiziaria che ha coinvolto Marco Venturi e la tragica morte di Carlotta Benusiglio ha trovato una conclusione definitiva con la sentenza della Corte di Cassazione. Il caso, che ha suscitato un ampio dibattito pubblico, si è concluso con l’assoluzione di Venturi, accusato inizialmente di aver indotto al suicidio la stilista 37enne trovata impiccata a un albero nei giardini di piazza Napoli a Milano, il 31 maggio 2016. La Suprema Corte ha confermato che si trattò di un impiccamento suicidiario, escludendo qualsiasi responsabilità penale dell’ex fidanzato.
Le Motivazioni della Sentenza
Le motivazioni della sentenza di assoluzione, emesse l’8 maggio 2024, chiariscono che la condotta di Marco Venturi non può essere considerata persecutoria. La Cassazione ha sottolineato che non vi sono prove sufficienti per sostenere che Venturi abbia avuto un ruolo attivo nel determinare il suicidio di Carlotta Benusiglio. Le immagini delle telecamere di sorveglianza, che avrebbero potuto fornire elementi chiave, non hanno mostrato comportamenti ossessivi o persecutori da parte di Venturi. Al contrario, le immagini lo ritraggono in atteggiamenti remissivi, senza reazioni alle condotte violente della Benusiglio. La Corte ha inoltre evidenziato che Carlotta Benusiglio soffriva di un disagio psicologico significativo già prima dell’inizio della relazione con Venturi.
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Un Processo Controverso
Il processo ha attraversato diverse fasi, con una condanna iniziale a sei anni di reclusione per Venturi, basata sull’ipotesi di stalking. Tuttavia, la Corte d’Appello di Milano ha ribaltato questa decisione, assolvendo Venturi “perché il fatto non sussiste”. La Cassazione ha confermato questo verdetto, sottolineando l’assenza di prove concrete e la presenza di illazioni e letture psicologiche non supportate da fatti. La Procura aveva inizialmente chiesto una pena di 30 anni, ma la mancanza di elementi probatori ha portato all’assoluzione definitiva.
Conclusioni della Suprema Corte
La sentenza della Cassazione ha messo fine a un lungo iter giudiziario, confermando che non vi è spazio per considerare il suicidio di Carlotta Benusiglio come una conseguenza della condotta di Marco Venturi. La decisione della Corte ha ribadito che il rapporto tra i due non ha mai assunto i caratteri tipici di una relazione tra stalker e vittima. Le motivazioni della sentenza sottolineano l’importanza di basare le accuse su prove concrete e non su supposizioni o interpretazioni psicologiche.
Riflessioni Legali: La Complessità del Reato di Stalking
La vicenda di Carlotta Benusiglio e Marco Venturi offre uno spunto di riflessione sulla complessità del reato di stalking. È fondamentale comprendere che, per configurare tale reato, è necessario dimostrare una condotta reiterata e ossessiva che provochi un grave stato di ansia o paura nella vittima. In questo caso, la mancanza di prove concrete ha portato all’assoluzione di Venturi.
Un aspetto legale avanzato da considerare è il concetto di causalità indiretta nel diritto penale. Questo principio implica che, per attribuire responsabilità penale, è necessario dimostrare che la condotta dell’imputato abbia contribuito in modo significativo all’evento dannoso. La sentenza della Cassazione ha evidenziato l’importanza di questo principio, sottolineando che non vi erano elementi sufficienti per stabilire un nesso causale tra le azioni di Venturi e il suicidio di Benusiglio.
Questa vicenda ci invita a riflettere sull’importanza di un sistema giudiziario che si basi su prove solide e inconfutabili, evitando di cadere in facili supposizioni. La giustizia deve essere sempre guidata dalla ricerca della verità, con un approccio rigoroso e imparziale.