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Sentenza shock: la Cassazione esclude la responsabilità della Cina per il Covid-19

La Corte di Cassazione italiana stabilisce che la Repubblica Popolare Cinese non può essere chiamata a rispondere dei danni subiti dai cittadini italiani a causa del coronavirus, sottolineando il principio dell'immunità degli Stati sovrani.
  • Con l'ordinanza n. 16136 dell'11 giugno 2024, la Cassazione ha dichiarato il difetto di giurisdizione del giudice italiano.
  • Il principio di immunità degli Stati sovrani è stato ribadito, impedendo a uno Stato di giudicare le azioni di un altro Stato.
  • La ricorrente italiana, che ha perso la madre durante la pandemia, non ha ottenuto il risarcimento a causa della mancanza di prove sufficienti.

La Corte di Cassazione italiana ha emesso una sentenza significativa riguardante la responsabilità della Repubblica Popolare Cinese per i danni causati dalla pandemia di Covid-19. Con l’ordinanza n. 16136 dell’11 giugno 2024, la Corte ha stabilito che la Cina non può essere chiamata a rispondere dei danni subiti dai cittadini italiani a causa del coronavirus. Questa decisione è stata presa dalle Sezioni Unite della Cassazione, presiedute dal Presidente aggiunto Pasquale D’Ascola e con il Relatore Mauro Criscuolo.

La Corte ha dichiarato il difetto di giurisdizione del giudice italiano, evidenziando che le azioni e le omissioni della Cina durante i primi stadi della pandemia rientrano nella “attività iure imperii”, ossia atti di sovranità che non possono essere giudicati da un giudice di un altro Stato sovrano. Questo principio è radicato nel concetto di immunità degli Stati sovrani, che impedisce a uno Stato di giudicare le azioni di un altro Stato.

Il Contesto Giuridico e le Implicazioni della Sentenza

La decisione della Cassazione si basa su regole internazionali di immunità che riflettono la struttura paritetica dell’ordinamento internazionale. Il principio “par in parem non habet iurisdictionem” (un pari non ha giurisdizione su un altro pari) è fondamentale per garantire l’uguaglianza sovrana tra Stati. Questo principio impone a ciascuno Stato di garantire agli altri Stati l’immunità dinanzi alle proprie corti interne.

La Cassazione ha sottolineato che le condotte della Cina, che potrebbero fondare una responsabilità, non possono essere parificate alla commissione di crimini internazionali come definiti dallo Statuto della Corte penale internazionale. La Corte ha evidenziato l’assenza di una finalità specifica che deve avvincere le condotte imputate al responsabile per configurare tali crimini.

Il Caso Specifico e le Argomentazioni della Ricorrente

Il caso specifico riguarda una cittadina italiana che ha perso la madre durante la pandemia e ha cercato di ottenere un risarcimento dalla Cina. La ricorrente ha sostenuto che il ritardo della Cina nella comunicazione dei primi casi di contagio da Covid-19 (dicembre 2019) e il tentativo di occultare informazioni violavano il Regolamento Sanitario Internazionale (IHR) e altri accordi internazionali. Tuttavia, la Cassazione ha respinto queste argomentazioni, affermando che solo un’immediata e deliberata aggressione ai diritti fondamentali potrebbe mettere in dubbio il riconoscimento dell’immunità.

La Corte ha anche ricordato il progressivo “restringimento” dell’area dell’immunità degli Stati, inizialmente assoluta, ora limitata agli atti di governo “iure imperii”, escludendo quelli di diritto privato “iure gestionis”. Le prove addotte dalla ricorrente, di fonte giornalistica, non sono state ritenute sufficienti per convincere i giudici.

Il Bilanciamento tra Immunità Sovrana e Diritti Fondamentali

La decisione della Cassazione solleva importanti questioni riguardo al bilanciamento tra l’immunità sovrana degli Stati e la protezione dei diritti fondamentali dei cittadini. Il presidente del Codacons, Carlo Rienzi, ha commentato che la decisione crea aree di insindacabilità e negazione di giustizia, sollevando dubbi su come sia possibile per la Cassazione creare tali aree.

La Corte ha fatto riferimento anche alla giurisprudenza della Corte costituzionale italiana, che in passato ha affermato che l’immunità degli Stati stranieri non può essere predicata attraverso norme in conflitto con i diritti fondamentali dell’ordinamento costituzionale. Tuttavia, la Cassazione ha ritenuto che le condotte della Cina non possano essere valutate alla stregua della commissione di crimini internazionali, come definiti dallo Statuto della Corte penale internazionale.

Bullet Executive Summary

In conclusione, la sentenza della Cassazione italiana rappresenta un’importante riaffermazione del principio di immunità sovrana degli Stati, anche di fronte a gravi accuse legate alla gestione della pandemia di Covid-19. La decisione sottolinea l’importanza di rispettare le regole internazionali e il principio di uguaglianza sovrana tra Stati, anche quando si tratta di proteggere i diritti fondamentali dei cittadini.

Nozione base di legale correlata: Il principio di immunità sovrana degli Stati impedisce a uno Stato di giudicare le azioni di un altro Stato, garantendo l’uguaglianza sovrana tra Stati.

Nozione di legale avanzata: La distinzione tra “iure imperii” (atti di sovranità) e “iure gestionis” (atti di diritto privato) è fondamentale per determinare l’ambito di applicazione dell’immunità degli Stati. Gli atti “iure imperii” godono di immunità, mentre quelli “iure gestionis” possono essere soggetti a giurisdizione.

Questa decisione invita i lettori a riflettere su come bilanciare il rispetto delle regole internazionali con la protezione dei diritti fondamentali, un tema di grande rilevanza nel panorama giuridico moderno.


Articolo e immagini generati dall’AI, senza interventi da parte dell’essere umano. Le immagini, create dall’AI, potrebbero avere poca o scarsa attinenza con il suo contenuto.(scopri di più)
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